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A
LEXANDER
S
VOBODA
Una storia italiana degli anni 2000
Edizione elettronica a cura di
www.evolutionbook.com
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VOBODA
L’Uomo non è preoccupato nell’intimo
L’Uomo nell’intimo
Non è preoccupato
Sa che il suo karma non è sepolto
Ma il karma a lui ignoto
Potrebbe finire.
Jack Kerouac
In copertina: Pini Loricati pianta arborea endemica del parco nazionale del Pollino
http://www.parcodelpollino.it
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REEDOM
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Prologo
Il sole picchiava duro quella mattina afosa di fine agosto sul porto di Bari. Persino
i gabbiani già cercavano un po’ d’ombra sotto le mura. Il lungomare deserto, nulla
sembrava muoversi se non il lento avvicinarsi del traghetto proveniente da Patrasso.
Il gran ponte mobile di poppa si abbassò lentamente sul molo, nella semioscurità
dell’interno il rosso di quella 550 Maranello sembrava illuminarsi, dando un tocco di
colore nel bagliore di quel sole mattutino che sembrava sbiancare tutto.
Accompagnata dal borbottio cupo del dodici cilindri, la splendida Ferrari scese dal
traghetto e si allontanò con prudenza. I finestrini chiusi per l’aria condizionata.
Qualche ragazzino la ammirava facendo capolino dalla muraglia della città vecchia.
Alla guida un giovane riccioluto.
“…Sì papà. Mi fermo al circolo e li aspetto.” Parlava al vivavoce mentre
percorreva il lungomare.
“Mi raccomando, Alfio. Ci tengo a questo contratto in Puglia, può risultare una
miniera d’oro.” Rispose il commendator Goa al telefono.
Alfio Goa aveva compiuto venticinque anni a maggio, due giorni prima di
laurearsi in Ingegneria Gestionale a Bologna. Fernando Goa, il papà, era un siciliano
emigrato in Emilia in tenera età che aveva fatto la sua fortuna mettendo su una piccola
fabbrica di microelettronica e che ora, insieme al figlio Alfio, cercava di sfondare
avendo acquisito un brevetto per la costruzione in larga serie di schermi ultrapiatti al
plasma a costi molto bassi.
Alfio aveva appuntamento con alcuni funzionari commerciali di una ditta di
distribuzione pugliese presso il circolo Barion che, pur giungendo in leggero anticipo,
trovò già lì. Dopo le presentazioni Si sedettero intorno ad un tavolo e Alfio aprì il suo
pc portatile.
“Il prodotto in questione è quanto di più strategico si possa proporre in questo
momento sul mercato, abbiamo già consolidato i rapporti commerciali con dieci
regioni italiane e tre francesi. Tra l’altro torno stamane dalla Grecia…” Alfio descrisse
il prodotto e le tipologie di commercio già definite.
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“…Queste solo le nostre migliori condizioni, dottore.” Concluse Alfio illustrando
la sua bozza di contratto.
“Devo dirle che resto un po’ deluso. Questo suo francising con l’esclusività del
prodotto è una condizione un po’ restrittiva per noi, non siamo certo venditori alle
prime armi… per non parlare delle percentuali su cui non ci siamo per niente.” Gli
rispose pacato il funzionario più anziano, osservato con silenziosa devozione dai suoi
due colleghi più giovani, quasi per dire: imparate come si tratta con questi giovani
industrialotti del nord.
“Sulle percentuali possiamo trattare. Sull’esclusività no, anche cambiando la
forma del franchising. Questo è un prodotto troppo strategico in questo momento.”
Ribatté Alfio.
Il suo interlocutore rimase in silenzio per un lunghissimo istante, poi lo osservò
quasi sorridendo, tradendo l’ammirazione per quel giovane rampollo.
“Lei impara presto a trattare, mio giovane ingegnere. Va bene, lei conosce
benissimo il valore della merce che ha in mano. Ci vedremo ancora, verremo noi a
trovarvi a Parma stavolta. Trattare e discutere, è questo il nostro mestiere.” L’anziano
funzionario si alzò dal tavolo allontanandosi di un passo. “Devo vedere il titolare di
una mia filiale. La lascio con i miei che le illustreranno il nostro modo di operare.
Dopo sarà anche più facile definire un accordo.”
Alfio si rilassò un attimo sulla poltroncina. Forse non aveva raggiunto l’accordo
ma poteva ritenersi soddisfatto per il momento. Certamente non sarebbe tornato da
papà a mani vuote. Oltretutto era ovvio che la trattativa definitiva avrebbe dovuto
concluderla il Commendator Goa.
“D’accordo. Si ferma a pranzo?”
“Certo, certo. Ci vediamo al ristorante del circolo tra un’ora. Oggi lei è mio
ospite, non mi scappa mica!”
Pranzarono tutti insieme, anche con altri ospiti del dottore. Alfio rifiutò
gentilmente l’antipasto a base di seppioline crude anche se ogni volta che si trovava da
quelle parti i baresi insistevano per fargliele assaggiare. Però un paio d’ostriche le
assaporò. Il pranzo andò avanti un po’ per le lunghe, si parlava di posti di vacanza
esclusivi e barche a vela, Alfio cominciava ad annoiarsi anche se diplomaticamente
non lo dava a vedere. Nonostante l’evidente ricchezza non era quella la tipologia di
vacanza che preferiva, anche se la barca a vela non la disdegnava certo.
La sua passione era per il trekking, le lunghe escursioni montane in tenda e sacco
a pelo, possibilmente con una buona compagnia. Infatti la sua vacanza postlaurea, a
giugno, aveva visto lui partire per il Perù insieme con un nutrito gruppo
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d’appassionati, tra cui anche alcuni suoi amici emiliani. Un’esperienza unica, full
immersion nella cultura montana peruviana, i sapori, le musiche, la gelida brezza
mattutina fuori della tenda, quel fruscìo che lasciava in loro un brivido piacevole.
Lì, nel gruppo anche Giuliana. Una giovane pasticcera di un paesino sul Gargano.
Lei era una del gruppo, certo, ma ripensando alle fantastiche serate intorno al fuoco,
tra canzoni e conversazioni, erano i suoi occhi color castagna che gli tornavano in
mente.
Alle tre e mezza del pomeriggio, dopo un necessario caffè e un sorso d’amaro, già
sfrecciava con la sua Ferrari sull’autostrada diretto lì, dove aveva preso appuntamento
con lei.
Hotel Pizzomunno, Vieste. Giuliana aveva prenotato una stanza per lui. Di fronte
la spiaggia sabbiosa, mare stupendo. Uscì dalla 550 sentendo con sollievo che il caldo
si era un po’ attenuato per la brezza marina pomeridiana.
Entrò nella hall, il portiere sembrava aspettarlo.
“Sì, signor Goa. Sweet panoramica per lei. Ecco le chiavi!”
Giuliana... Pensò tra sé.
Finalmente una doccia liberatoria, poi la telefonata a papà.
“...Ok, Alfio. Buon lavoro. Lo sappiamo che i pugliesi sono ossi duri, ma non ti
preoccupare. Tu piuttosto, che ci fai là?”
“Papà, mi fermo per il weekend.”
“Ma se è mercoledì! Va bene, va bene. Ma lunedì ti voglio in ufficio!”
“Ci sarò. Ma ricordati che tra un mese mi trasferisco a Milano.” Alfio si riferiva al
fatto che si era iscritto al Master della Bocconi per l’anno successivo.
“Ma che ci vai a fare...”
“Papà, se non vado lì parto militare, quindi...”
“Sai che ti dico, meglio il militare che vivere a Milano!” Il commendatore aveva
un certa avversione per la città lombarda.
“Lo sai che non ti abbandono. La ditta è anche il mio futuro, lo so e mi piace
anche! Cambiamo discorso. La mamma come sta?” La madre di Alfio soffriva di
cuore da quasi due anni, i medici stavano pensando di intervenire sperimentalmente
con cellule staminali, ma ci voleva tempo.
“Sta bene, ma deve evitare emozioni eccessive. Quindi cerca di non farla stare in
pensiero!”
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